Giralalbero

Buongiorno a tutti, mi chiamo Giralalbero. Da un po’ di tempo mi faccio chiamare così, perché mi hanno vestito. Proprio così, mi hanno messo un abitino fatto all’uncinetto e, non contente di vestirmi, alcune signore hanno deciso di vestirmi da girasole. Sì, mi hanno degradato a fiore, io che sono un albero, e per giunta a fiore di campagna, proprio a me che sono sempre vissuto in città! A Porta Romana, a Milano, per la precisione.

A vestirmi è stata la signora del secondo piano del palazzo di fronte, che fa parte di un gruppo di donne abbastanza simpatiche, dicono da qualche tempo di voler vestire le città. E chiamano questa follia yarn bombing (non mi chiedete cosa vuol dire perché non so proprio l’inglese, sono nato qui a Milano e non mi hanno mai mandato neanche una volta in vacanza studio).

All’inizio, devo dire che non mi piaceva questa fissazione delle signore del palazzo di fronte a dove vivo. Così ho lasciato che crescessero un po’ di edera e di spine sulla mia corteccia, che per me già bastava e avanzava come abito per ogni occasione, estate e inverno. Così, ero certo che l’avrebbero piantata, perché a mettere un vestito sulle spine quello si buca, e chi lo fa si scoraggia. Ma non hanno mica lasciato perdere: si sono armate di santa pazienza e hanno spedito i loro compagni e mariti a pulirmi la corteccia. Ho dovuto rassegnarmi all’evidenza delle cose e accettare la mia nuova condizione. Poi, però, col tempo ho cominciato ad apprezzarla. Dai e dai, anche gli alberi imparano ad amare i colori e la morbidezza della lana, e si pavoneggiano sul fiore appuntato all’abito più bello.

Il mio è talmente bello che, anche se prima pensavo che fosse solo un volgare fiore di campo, ho deciso di darmi un nome che inglobasse la mia elegante essenza di albero e la sua solarità di fiore. Così è nato Giralalbero. Questa nuova condizione mi ha reso più simpatico anche con i passanti. Ieri, per esempio, sono passati due curiosi personaggi, lei voleva guardare il negozio di mobili di legno biologico (esiste il legno fatto di plastica? Non ne sapevo niente) e lui quelli di legno antico (altro che largo ai giovani!). Dopo aver discusso animatamente su quale guardare, alla fine chiaramente non hanno comprato niente, mi hanno scattato due foto e si sono presentati, mi hanno chiesto il nome e si sono messi a ridere. E come se niente fosse, se ne sono andati dentro un portone (di legno anche quello) a fare una roba che si chiama “rogito”, ha a che fare con l’acquisto di case che questi umani si ostinano a fare invece di vivere felici all’aria aperta. Però quei due mi erano simpatici, così gli ho regalato la prima foglia arancione.

Spero che la appendano in casa, così si ricorderanno sempre di me, anche quando mi toglieranno il vestitino la primavera prossima.

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